11 luglio 2012

Ma quale liberta?




Io non mai capito che diavolo c’entri l’inflazionatissima parola “libertà” con il mondo biker.

La leggo e sento spessissimo: riviste, pubblicità, parole tra amici e chiacchiericcio al motoraduno di turno sono l’ambiente ideale per sentirla ridondare.

Non vorrei suonare dissacrante ricordando, a mia memoria, personaggi e ragioni storiche per cui questo vocabolo è stato usato, ma credo che Martin Luther King, Ghandi, Nelson Mandela e altri eroi del nostro tempo siano “un attimino” più legittimati, nella nostra epoca, ad essere ricordati, e quindi avvicinati, ad una parola così importante e meritevole di estremo rispetto.

Allora perché in moto bisognerebbe sentirsi più liberi…? Perché non si è chiusi dentro un abitacolo? Non credo, penso ci si possa sentire altrettanto liberi in macchina con una generosa dose di aria condizionata e musica ad alta fedeltà dolcemente diffusa dall’inpianto audio, che ci regala piacevolissime sensazioni durante la nostra scampagnata.

Allora magari perché si viaggia con il vento in faccia…?

No dai… allora vado in cesso mi attacco il phon a cannone sulla faccia tutto il giorno e, nel caso bastasse la brezza, a quel punto sarei l’uomo più fausto del condominio, e ciò, credetemi, sarebbe già un dignitosissimo risultato.

La moto donerebbe più libertà magari per il fatto che si possono saltare file od ostacoli e fare strade che con quattro ruote non sarebbero percorribili?

Ma no perchè allora è vero anche il contrario, in quanto ci sono tratte che puoi fare esclusivamente in macchina e con condizioni atmosferiche impossibili alla moto che legittimerebbero l’automobilista a sentirsi dannatamente più “libero” rispetto al motociclista.

Non ci siamo… Non è una questione di mezzo e di meccanica.

Ma allora perché continuo ad imbattermi in questo termine quando di mezzo ci sono le forcelle ed i due cilindri? Mah…

La realtà è che la libertà non è solo una condizione (fortunatamente) ma è anche un concetto, un principio, un proposito, una concezione e talvolta anche un’astrazione.

E allora conta il SENTIRSI tali e chi se ne frega con quante ruote e quanta aria sulla faccia. Basta con gli stereotipi inutili del mondo custom (che adoro peraltro), basta con le parole spese a vanvera. A Hollister successe quel che successe per ragioni storico/politiche che non hanno, ora, più ragion d’essere: la società bacchettona e noiosa di sessanta e rotti anni fa non esiste più. Non abbiamo fatto il Vietnam e non abbiamo bisogno di ubriacarci creando disordini su due ruote organizzandoci in club rivoltosi per combattere la nostra emarginazione e per urlare al mondo lo schifo e la disperazione della guerra, delle ingiustizie.

Datemi retta, la cosa importante è liberarsi dallo stereotipo.

Questa è libertà!




4 commenti:

  1. La mente corre inevitabilmente a un furbacchione che con la parola libertà, negli ultimi vent'anni, ha condotto la nazione al disastro.

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  2. Condivido in pieno....al diavolo i luoghi comuni!

    Polv&

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  3. Molto vero... Parole sante
    Gu

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